Sapia: estendere programma protezione civile “fiumare calabresi” a livello regionale.

Più sinergia tra nuovi sistemi tecnologici e presidi umani sul territorio, valorizzando I lavoratori forestali e della sorveglianza idraulica.
L’iniziativa approfondita ieri a Reggio Calabria – relativa al posizionamento sperimentale di una rete di sensori che possano costantemente monitorare il livello delle acque nelle fiumare – è senz’altro da valutare positivamente per due ragioni; la prima riguarda la messa in opera – da estendere a livello regionale – di strumenti immediati e moderni, la seconda attiene alla consapevolezza sulla estrema vulnerabilità del nostro territorio con alcuni casi – come quelli delle fiumare – che forse fino ad ora non sono stati adeguatamente affrontati.
Tutto ciò che va in queste direzioni ci trova, dunque, assolutamente d’accordo.
Tuttavia, proprio partendo da questa iniziativa che vede in prima linea i sindaci ed il sistema regionale della Protezione civile, è bene richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità di un approccio complessivo che superi – una volta per sempre – approcci troppo spesso solo emergenziali.
Monitorare va bene, installare tecnologie innovative è sempre positivo ma non dobbiamo dimenticare che ci sono due elementi ancora trascurati.
Il primo è relativo ai fondi destinato alla lotta contro il dissesto idrogeologico, risorse che pur non essendo sufficienti sono comunque ingenti ed in grado di dare – se investite velocemente e con efficacia – risposte concrete e risolutive.
Il secondo riguarda invece la disponibilità di una forza lavoro qualificata, e mi riferisco tanto all’azienda Calabria Verde quanto ai Consorzi di Bonifica, che va impiegata in un progetto di cura complessiva del territorio calabrese.
La tecnologia, infatti, va necessariamente coniugata con un lavoro sul campo, quello che può essere garantito dai “lavoratori forestali e soprattutto dai sorveglianti idraulici.
Ciò che ancora oggi manca – nonostante l’operatività di un Ufficio del Commissario Straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico – è una chiara visione strategica che coniughi e coordini le opere di grandi dimensioni – che intervengono su nodi critici – e le migliaia di piccoli e medi interventi che potrebbero essere facilmente realizzati ottenendo risultati ed amplificando gli effetti positivi degli investimenti più corposi.
La Fai Cisl Calabria chiede da tempo una nuova e più determinata attenzione, le competenze – infatti – sono molte e vanno dai Comuni alla Regione, dal Commissario Straordinario a Calabria Verde, dai Consorzi di Bonifica alla Protezione Civile; per non parlare poi di interessanti strumenti operativi come i Contratti di Fiume e di Costa.
Ciò che continua a mancare è la messa a sistema delle competenze, delle risorse, delle professionalità; la nostra proposta è, dunque, quella di un approccio complessivo sul dissesto idrogeologico che ci consenta di avere chiara non tanto e non solo la situazione effettiva del territorio calabrese e la necessità degli interventi quanto, piuttosto, un’azione che deve essere comune e condivisa.
E sotto questo profilo, ad esempio, non possono essere trascurati i contributi di idee e conoscenze che possono essere forniti dal CNR-IRPI e dalle Università calabresi partendo, ad esempio, dalla conoscenza e dagli approfondimenti del C.A.M.I.Lab. che, sulla ricerca, l’alta formazione e la mitigazione del rischio idrogeologico, ha sin qui prodotto un lavoro di eccezionale valore scientifico e formativo.