Forestazione, urge nuovo modello unito al ricambio di manodopera
Gli incendi, vasti e distruttivi, del mese scorso rappresentano il punto estremo di caduta d’interesse, politico, organizzativo e finanziario, a danno diretto di tutto l’entroterra collinare e montano della Cita metropolitana di Reggio Calabria». Il danno subito dal territorio è stato enorme e adesso le conseguenze si riverseranno sulla popolazione sull’ambiente e sull’economia. Urge non semplicemente fare tesoro di quanto accaduto, ma invertire la tendenza con interventi caratterizzanti. Romolo Piscioneri, segretario generale della Fai-Cisl di Reggio Calabria, analizza i fatti e traccia la rotta. Con tanto di invito rivolto alla classe politica, di guardare con occhi diversi alle aree pesantemente danneggiate.
Sono stati, secondo il sindacalista, giorni tragici, con le fiamme che hanno distrutto ettari di bosco e macchia mediterranea, sterminando flora e fauna, tesori di biodiversità, della fascia aspromontana e delle colline dell’area grecanica, dell’ampia vallata del Torbido, dell’entroterra di Caulonia». Particolarmente colpiti sono stati i settori dell’imprenditoria agricola, agrituristica e dell’escursionismo, avviate in zone di straordinaria bellezza, con le comunità sofferenti per l’eccessivo abbandono e prolungata incuria del territorio.
«Le reiterate sottovalutazioni distrazioni istituzionali. incuranti dell’importanza di investire adeguate risorse sulla prevenzione e tutela ambientale, hanno generato non pochi disagi, in un entroterra già vulnerabile e senza servizi. Sono esperienze spiacevoli da superare, ponendovi soluzioni attraverso la realizzazione di strutture di supporto, progettate e bene organizzate per fare prevenzione e tutela ambientale.
Secondo la Fai-Cisl serve un progetto poderoso di ristrutturazione, riorganizzazione e rilancio del settore della forestazione, magari ripensato e riposizionato su base territoriale, tra le esclusive competenze della Città metropolitana e della Regione, completato da una modulata formazione, nascente da appositi cantieri scuola/lavoro forestale, ambientale e della biodiversità».
L’esperienza passata suggerisce di «guardare alle diversità di ogni singolo territorio, per cui s’impone un cambio di paradigma, autorevole e dettagliato e, da utilizzare per •approcciare al nuovo modello di forestazione, mediante un minuzioso piano di ricambio generazionale della manodopera, oggi, numericamente inadeguata e prossima al pensionamento». Vanno però evita te assunzioni in maniera confusa e clientelare «puntando «su giovani desiderosi di sottoporsi a formazione e disposti responsabilmente a dare un contributo alla propria terra».
Servono quindi nuovi progetti da legare al piano nazionale di sviluppo e resilienza, strumento essenziale per ideare uno sviluppo sostenibile, nuove competenze, nuove motivazioni, con atti di chiara prevenzione, degli indiscussi patrimoni come il recente riconoscimento Unesco ad una delle faggete d’Aspromonte.
In attesa di ciò, la Fai-Cis! chiede un’immediata riorganizzazione normativa e strutturale che aggreghi una sufficiente dotazione finanziaria, funzionale all’immediato ripristino e messa in sicurezza di aree suscettibili a frane e smottamenti, che saranno causate dalle prossime piogge d’autunno».